Uno sguardo storico sull’agrifood post Covid

Per quanto concerne l’agri-food italiano, la pandemia Covid-19 ha generato un complesso contesto che spinge a riflettere non soltanto sugli incerti scenari futuri ma anche sulle ragioni dei traguardi raggiunti. E’ piuttosto diffuso il convincimento che uno dei settori di punta del sistema economico nazionale dovrà affrontare un difficile processo di trasformazione per sapersi adattare nell’immediato alla rarefazione degli spostamenti turistici, alla contrazione della domanda, alla caduta di fiducia da parte dei consumatori verso i prodotti “stranieri”. Di certo non sarà una fase semplice e tutti gli attori coinvolti, pubblici e privati, saranno obbligati a impegnarsi nel trovare delle soluzioni adeguate ai cambiamenti.
Nell’ottica di una consapevole ripartenza, appare utile prendere in esame le tappe che hanno permesso all’industria enologica italiana di convertire il vino in uno dei prodotti più iconici del Italian Food.
Da qui l’incontro di “Libri parole e bit” di mercoledì 6 maggio, alle ore 17:30, su Google Meet, alla presenza del professor Manuel Vaquero Pineiro dell’Università di Perugia.
L’intervento mira a mettere in evidenza il percorso compiuto dal vino italiano a partire dalla fine del XIX secolo quando il settore cominciò a dotarsi di una struttura produttiva adeguata alla commercializzazione dei vini da tavola.
Il punto di partenza era di grande arretratezza perché era diffuso il convincimento che l’Italia non sapeva fare dei buoni vini. La svolta arrivò dalla mano dei produttori più intraprendenti, alcuni di essi ancora attivi, ma altresì si dimostrò fondamentale il ruolo dello Stato. Nel passaggio di secolo si venne a creare una proficua interazione tra pubblico e privato che diede a molte case vinicole italiane la possibilità di aprirsi ai mercati internazionali. L’azione pubblica si divenne altrettanto determinante verso gli anni ’50 del XX secolo, come attesta l’azione a favore della nascita delle cantine sociali.
Un terzo momento di svolta si colloca con l’approvazione delle denominazioni di origine a partire dagli anni Sessanta e la successiva crescita dell’enoturismo nel contesto più ampio delle politiche agricole europee. Da tutto ciò oggi si può trarre una evidente lezione: la necessità di ricorrere a un’energica azione che veda la partecipazione congiunta di pubblico e privato.
Come insegna il cammino percorso, l’industria vinicola italiana ha dato il meglio di sé nei momenti in cui l’intervento pubblico ha saputo disegnare delle costruttive cornici istituzionali e di modernizzazione. Accadrà ugualmente nei prossimi anni?